Siamo nel centro della Brianza, nei luoghi de' più variati ed ameni prospetti. La terra che ci sorge d'innanzi e ci ravviva il desiderio di giungervi quanto più le siamo d'appresso è Barzanò, villaggio che vanta una storia abbastanza antica [...] Viene a trovarsi Barzanò alle falde e in parte sul pendio d'un insensibile poggio, che vede assai davvicino verso oriente l'altra vitifera collina di Sirtori, la quale a schiena di cammello si allunga e procede fino al maestoso San Genesio. Un piano circolare tutto popolato di casali, variato di laghi e di ben coltivate campagne, di casolari, di palazzetti, di chiese, vedi aprirsi a settentrione. La vista poi rialzandosi dal fondo della valle corre a ponente per vette sublimi di monti fino alle ghiacciaje della Savoja. Nell'interno del paese i ruderi d'un antico castello, ruinato nel 1222 [...].
Ignazio Cantù, profondo conoscitore della terra di Brianza e autore di una vera e propria guida turistica del territorio e delle sue bellezze, pubblicata nel 1837, descrive così Barzanò il paesaggio dolce e rigoglioso. Ancora oggi per chi arriva qui lungo la strada principale che conduce al lago di Como, il paese appare incastonato tra le colline e dominato dalla collinetta su cui sorgeva un tempo il castello e dove ancora oggi si conserva gran parte del patrimonio storico-artistico, dalla Canonica di San Salvatore alle ville nobiliari. Il Castrum Barzanorum viene descritto nelle fonti storiche come un ampio villaggio fortificato da doppie cinta murarie, torri, ponti levatoi e con al proprio interno abitazioni, campi, mulini e tutto quanto necessario all’autosostentamento in caso di assedio.
La sua importanza viene attestata da un atto del 4 ottobre 1015, quando l'imperatore Enrico II di Germania dona il castello e tutte le sue pertinenze al vescovo di Como Alberico, sottraendola ai fratelli Ugo e Berengario, come punizione per la loro opposizione alla salita al potere dell’imperatore tedesco, nominato Re d'Italia.
Oggi del castello rimangono solo poche tracce: i resti di un torrione nel giardino della vicina villa Nava, la base di una seconda torre nascosta sotto l’intonaco di Villa Paladini; il recupero archeologico di una parte del tracciato del muro di cinta, oggi segnalato nella pavimentazione del sagrato della Canonica di San Salvatore e il toponimo evocativo di Via Castello che percorre la collina.