"Noi dobbiamo morire per chiudere con serietà il Quarantotto. Affinché il nostro esempio sia efficace, dobbiamo morire". Scriveva così Luciano Manara in una lettera all'amica Fanny, pochi giorni prima della sua morte, prevedendo un destino che aveva scelto in nome di una patria che ancora non si era fatta realtà. Ricordato come uno dei più valorosi uomini del Risorgimento, muore per difendere la Repubblica Romana. Il corpo di Luciano Manara, milanese di nascita, riesce a tornare nella sua terra natale molto tempo dopo quel 30 giugno 1849 in cui viene colpito a morte sul Gianicolo. I funerali vengono celebrati con un corteo commosso a Roma e la salma viene traslata insieme a quelle di Enrico Dandolo e di Emilio Morosini, per trovare sepoltura a Vezia, in Svizzera, nella cappella privata dei Morosini. Ma qui rimane per poco. I genitori di Luciano chiedono insistentemente al governo austriaco il permesso di trasferirla in terra di Lombardia, a Barzanò, dove solo in seguito all'Unità d'Italia, nel 1864 viene eretta la tomba mausoleo in cui ancora oggi, dal 1867, riposa.
Il luogo dove è costruita la cappella sepolcrale faceva parte della proprietà che la famiglia Manara aveva acquisito nel 1833: si affacciava all'epoca su un grande parco all'interno del quale era presente anche un laghetto. Le sue origini sono però molto più antiche e legate alla storia del paese: nel 1577 infatti con la diffusione della peste, proprio qui viene costruita una cappella intitolata a San Sebastiano, là dove oggi sorge la tomba.
Oggi il contesto paesaggistico è molto cambiato, soprattutto in seguito all'apertura della strada provinciale nel 1930, il cui tracciato corre tangente alla tomba ricalcando quello della tramvia che dalla fine dell'Ottocento al 1917 collegava Oggiono con Monza. Rimane però di grande suggestione l'atmosfera solenne che avvolge la cappella e il declivio su cui è situata, con il panorama splendido delle montagne che si stagliano all'orizzonte. Il piccolo edificio a pianta quadrata è stato realizzato in stile neoromanico, arricchito da archetti pensili, monofore incorniciate da archi in pietre grigie e bianche alternate, oculi e un portale d’ingresso che si affaccia su una scalinata tra due filari di maestosi cipressi. All'interno, il monumento funebre conserva il busto marmoreo di Luciano Manara, sovrastato da una figura scultorea di donna piangente, forse personificazione della Patria. Altre dieci lapidi sono collocate lungo i lati e ricordano diversi componenti della famiglia.