La chiesa parrocchiale dedicata a San Vito è stata edificata probabilmente a partire dall'VIII secolo su un precedente tempio pagano, come lascia supporre una stele dedicata a Giove Summano recuperata durante alcuni lavori di restauro nel 1821 e oggi conservata all'interno della Canonica di San Salvatore.
Attestata all'interno di un elenco delle chiese della diocesi di Milano alla fine del XIII secolo, durante il Cinquecento si presenta a una sola navata e di modeste dimensioni: a quest'epoca la chiesa è ancora un semplice oratorio. Infatti è solo con San Carlo Borromeo che acquisisce l'importanza e il titolo di parrocchiale, fino a quel momento detenuto dalla Canonica di San Salvatore. Nel 1834 viene ampliata a tre navate su progetto dell'architetto Biagio Magistretti e nel 1936-1938 si ingrandisce ulteriormente con l’aggiunta del transetto e l’ampliamento del presbiterio su progetto dell’architetto Giovanni Barboglio.
Gli affreschi nell'abside, nel transetto e nella navata, risalgono a quest’ultima modifica: sono opera del pittore bergamasco Umberto Marigliani, noto con il soprannome di “Tiepolino” per l’esecuzione rapida, e raffigurano episodi della vita di Gesù, nelle quali si riserva molta attenzione alla figura e al ruolo di Giuseppe, santo molto valorizzato dall’allora Papa Pio XI. Nella cupola, invece, è rappresentata la Madonna del Rosario attorniata da Santi.
All'interno della chiesa si conservano altre opere di rilievo, come il Crocifisso seicentesco, una tela raffigurante San Carlo Borromeo dello stesso periodo, un quadro rappresentante San Vito eseguito dal barzanese Livio Cazzaniga, noto pittore del'900 e, presso l'altare di stile seicentesco, una stola appartenuta al santo Papa Giovanni XXIII. Le campane presenti sull'attuale campanile sono il risultato di una fusione tra quelle originali e quelle provenienti dalla chiesa di Santa Maria alla Scala di Milano, abbattuta per la costruzione del Teatro alla Scala.